Cosa significa la parola meditazione? Spesso diamo alcuni termini per scontati ma hanno più accezioni. In Occidente meditare significa riflettere profondamente su un argomento. Il significato in Oriente, dove questa pratica è nata, è tutt’altro ed è relativo all’osservazione della mente stessa, la disidentificazione con il suo continuo chiacchiericcio ed il raggiungimento di uno stato di pace a contatto con l’essere (che non è la mente) nella sua forma più pura. Al mondo esistono moltissime scuole di meditazione facenti capo a diverse religioni e maestri, alcune utilizzano la visualizzazione, i mantra, posizioni accompagnate allo yoga, altri il rilassamento o all’opposto la concentrazione estrema. Tutte le strade portano a Roma? Può essere, in quanto il centro dell’essere si può raggiungere in molti modi e non c’è una soluzione uguale per tutti. La meditazione del cuore, così come io la offro, è nata ai piedi del Maestro Osho, da un gruppo di suoi discepoli che hanno intensamente messo in pratica i suoi innumerevoli avvertimenti ed indicazioni sui vari metodi per “navigare” nel mondo interiore. Si tratta di tecniche semplici, mirate a renderci più consapevoli, attenti, presenti ed amorevoli. Il cuore, universalmente, rappresenta la capacità di sviluppare un amore superiore ed infatti attraverso un’atmosfera amorevole impariamo a non giudicarci ed accogliere le energie disturbanti dentro di noi. Questa è una premessa inevitabile per riuscire a trasformarle e ad imparare a non giudicare il prossimo, raggiungendo la capacità di essere compassionevoli anche nelle situazioni più difficili. Il cuore ci porta in uno stato di rilassamento e per questo apre una visione più profonda sia del mondo che dei misteri della nostra anatomia sottile interiore. Quando siamo tesi ed ansiosi infatti, difficilmente abbiamo una chiara percezione della realtà e delle nostre possibilità di trovare soluzioni nuove e creative ai problemi che la vita ci pone. L’amorevolezza porta guarigione al nostro intero sistema, in quanto sciogliendo il dolore e le rigidità restituisce vitalità, cura vecchie ferite e blocchi e ripristina il flusso dell’energia in tutti gli aspetti della vita. Il cuore crea anche una connessione profonda con il centro dell’essere e quegli strati invisibili in cui risiedono le nostre qualità essenziali, i doni ed i tesori con i quali siamo nati, spesso sepolti sotto le fatiche della vita quotidiana e l’identificazione con la nostra personalità esterna e storia personale. Questo metodo, estremamente pratico, utilizza i sensi come aperture verso la corretta percezione della realtà esterna e anche verso l’interiorità, ma in uno stato di coscienza particolare, iperconnesso con la vastità della consapevolezza. Ha lo scopo di portare il praticante ad autogestirsi emotivamente e ad avere un mezzo immediato da usare nella sua vita quotidiana per rilassarsi, aprire la visione e l’intuizione a livelli più elevati, ricevendo messaggi utili da dimensioni interiori non immediatamente accessibili altrimenti.
Il cuore come porta dell’anima nel linguaggio universale
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<strong>Konstantin Korotkov, PhD</strong> <strong>Vice Direttore
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Insieme a Cristina Rivella, presentazione a Verbania presso "I SENTIERI DEL
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